LA TV CHE DISEDUCA
La prima serata del Festival di Sanremo 2023 verrà ricordata per sempre. Non succederà, però, per le quattordici canzoni eseguite né per la presenza del Presidente Mattarella tra il pubblico né per la co-conduzione di Chiara Ferragni né per il fatto che si sia parlato di Costituzione o di violenza sulle donne. L’immagine, che rimarrà indelebile, sarà la sfuriata di Blanco, che ha devastato il palco dell’Ariston redendolo come Roma dopo il saccheggio dei Visigoti e che conclude dicendo: ”Mi sono divertito comunque” e abbandona il teatro tra i fischi del pubblico, lasciando Amadeus a giustificarlo in mondovisione e Morandi a ripulire con la scopa. L’opinione pubblica è divisa in due: c’è chi pensa che Blanco sia un ragazzo maleducato e senza regole, incapace di controllarsi e chi sostiene che sia stata tutta una messinscena per impressionare il pubblico. In ogni caso il gesto di Blanco va sicuramente disapprovato, soprattutto perché trasmesso da canale televisivo pubblico durante una trasmissione visibile in tutto il mondo e da persone di tutte le fasce d’età. Sappiamo, infatti, bene che la televisione ha da sempre una funzione educativa e, che, da quando essa esiste, molti ragazzi hanno seguito i personaggi televisivi come modelli da imitare. La domanda che mi pongo oggi è se Blanco possa essere ancora un esempio per me e per i miei coetanei che fino all’altro ieri invidiavamo un ragazzo normale che, cantando è riuscito ad avere successo. Viviamo in un periodo in cui in famiglia, a scuola e sui social siamo bombardati di messaggi sull’importanza dell’ambiente e della non violenza e vedere i fiori di Sanremo, da sempre legati all’immagine del festival della canzone italiana, doni meravigliosi della natura, distrutti senza alcun motivo con una rabbia incontrollata mi fa pensare che o tutto ciò che sto imparando dai miei genitori e dai miei insegnanti è sbagliato o che la televisione voglia trasmettere che per essere popolari si può fare tutto, anche essere bulletti. La risposta mi sembra ovvia, la televisione, stavolta, ha fallito nel suo ruolo educativo perché non si può mai giustificare la violenza né come legata all’immaturità né come dettata da esigenze pubblicitarie e anzi, secondo me, il direttore artistico avrebbe dovuto condannare pubblicamente ciò che è avvenuto come ha fatto il pubblico a suon di fischi.
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