"UNA CICATRICE CHE RACCONTA" di Gaia Gibaldi (classe IIIE)
Ero in quinta elementare e mi trovavo al compleanno di una mia compagna di classe in una ludoteca.
Mia madre era andata a prendere la mia giacca in macchina e insieme ai miei amici ho deciso di andare sul trampolino. Non l’avessi mai fatto!
Tutto un tratto si ho sentito un “CRACK”: era il mio femore.
Mi sono messa a urlare, singhiozzare, piangere.
I miei amici mi hanno aiutato a sedermi nella scaletta del trampolino, le animatrici mi hanno detto che era solo uno strappo, mannaggia a me che le ho credute!
Appena ho appoggiato il piede a terra sono saltata in aria.
I miei compagni sono corsi a chiamare mia madre e, appena è arrivata, un signore l'ha aiutata a portarmi in macchina per andare subito in ospedale. Visto che non riuscivo a camminare mi hanno fatto salire su una sedia a rotelle e dopo vari controlli il dottore ha detto a mia madre: “Sua figlia ha una frattura multipla scomposta al femore” rimasi pietrificata.
Tutto questo per un trampolino?!
Mi hanno fasciato la gamba e il giorno dopo mia madre mi ha detto che avrei dovuto essere ricoverata per una settimana e operata, ma non a Licata, a Palermo.
Non avevo più la forza di piangere.
Il giorno fatidico è arrivato e mia madre insieme alle mie sorelle mi ha accompagnato in macchina a Palermo.
Arrivati in ospedale sono andata nella mia stanza, non ero sola, c’erano anche altri ragazzini che dovevano essere operati al braccio, ai piedi piatti ecc… ho fatto amicizia con loro, erano simpaticissimi.
Di notte sentivo le urla di una mia compagna di stanza con i piedi piatti che non riusciva a camminare, mi faceva pena, avrei voluta aiutarla ma io non ero mica messa meglio.
Inoltre i dottori hanno provato ad avvelenarmi! (Ovviamente si scherza).
Mi avevano fatto scrivere su un braccialetto le cose a cui sono allergica, cioè le lenticchie.
Indovinate un pò? Mhh! Che bontà! Un bel hamburger di LENTICCHIE! Fortunatamente mia sorella se ne è accorta in tempo, in caso contrario… dai almeno ero già in ospedale!
Dopo varie flebo è arrivato il giorno dell’operazione, mia mamma mi aveva promesso che sarebbe entrata con me. Ho chiesto al dottore dove fosse mia madre, mi ha risposto che stava arrivando.
Successivamente mi ha addormentato con la maschera, come quella dei film! Cerchiamo di sdrammatizzare un pò dai, l’operazione è andata benissimo, ma mia mamma non era entrata. Appena l’ ho vista, le ho puntato il dito contro, ho iniziato ad urlare come una pazza: “TU MI HAI LASCIATO SOLA!” ma non ero arrabbiata, era l’effetto dell’anestesia.
Poi dovevo spostarmi in un altro ospedale per mettere il gesso, la strada era piena di buche e l’ambulanza le prendeva tutte, e io? Per poco non cadevo dalla barella.
Messo il gesso finalmente sono tornata a casa e ho iniziato ad utilizzare le stampelle, ma non finisce qui!
Sarei dovuta poi ritornare a Palermo per levare il gesso ed i ferri che mi avevano messo.
Sono tornata a scuola e vi assicuro che non c’è cosa più bella di vedere i tuoi compagni strafelici di vederti.
Poi è arrivato il giorno di levare il gesso ed i ferri, io pensavo che mi avrebbero fatto l’anestesia perché se li avessero tirati con la pinza avrei urlato come una pazza. Povera illusa! Mia mamma per poco non è svenuta, mia sorella piangeva più di me che stavo subendo un dolore indescrivibile e a parte tutto veramente non auguro a nessuno tutto questo.
Devo essere grata a tutti soprattutto alla mia amata famiglia che nonostante tutto mi ha sempre aiutato, grazie a loro ho imparato ad accettare la mia cicatrice e sono riuscita a reimparare a comminare. È grazie a loro se sono riuscita a superare tutto questo.
E piano piano grazie a tutto l’amore che mi hanno dato sono riuscita definitivamente a liberarmi della sedia a rotelle e delle stampelle!

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