"Una crociera da rifare" di Francesca Incorvaia (classe IID)
La storia di Robinson Crusoe e del suo naufragio, letta in classe qualche giorno fa, mi ha riportato alla memoria una situazione di pericolo che ho vissuto quest’estate, per fortuna non terminata col naufragio. La settimana prima che iniziasse la scuola i miei nonni hanno voluto organizzare una crociera nelle isole greche. Fu così che partimmo: i miei nonni, io e mia sorella. La domenica iniziò con la partenza da Catania, tutto sembrava andare bene ma nulla faceva presagire ciò che sarebbe successo qualche giorno dopo. Lunedì lo passammo nell’isola di Malta, giornata molto tranquilla e piacevole. Martedì e mercoledì furono i giorni di sola navigazione per raggiungere con la nave il sud della Grecia. La sera di quel martedì con i miei nonni e mia sorella programmammo che la mattina seguente saremmo andati a passare qualche ora in palestra. Arrivò mercoledì mattina, tutto regolare, ci dirigemmo in palestra e dopo circa mezz’ora mi accorsi che qualcosa non andava nel verso giusto. I miei occhi erano indirizzati verso mia nonna poiché era leggermente pallida e notai anche che barcollava un po’. Le chiesi cosa avesse e mi rispose che aveva un leggero mal di testa. La situazione non mi quadrava. Nessuno si preoccupò più di tanto, ma come sa la mia famiglia io ho sempre occhi vigili. All’inizio volli evitare di fare inutili allarmismi, aspettai che la situazione si normalizzasse, ma fu tutto il contrario e peggiorò precipitosamente. Non avevo mai visto mia nonna stare così male. Capii subito che la cosa giusta fosse agire. Pensai alla salute e al bene di mia nonna. Cercai il numero dell’ospedale della nave e senza pensarci due volte chiamai. Spiegai la situazione al dottore e ci invitò a non perdere tempo e a raggiungerlo al ponte zero, il piano in cui si trovava l’ospedale. Con tutte le mie forze convinsi mia nonna a fare un semplice controllo. Arrivati, ci accolsero subito gentilmente. Si accorsero immediatamente che si trattava di un virus che andava trattato con le giuste cure. I medici ci spiegarono che in quel momento le avevo salvato la vita perché quel virus si sarebbe potuto trasformare in uno svenimento o qualcosa più grave. La crociera non andò proprio come mi aspettavo perché vedere soffrire mia nonna non fu per niente bello, rovinò un po’ la bella atmosfera che si era creata. Però l’importante fu far stare meglio mia nonna e così fu. Inizialmente demoralizzati dall'evento dicemmo fra noi: non faremo mai più una crociera, ma fu un pensiero passeggero perché è bene pensare in primis al bene di chi in quel momento stava soffrendo, ma è allo stesso modo importante ricordare che quando le cose si sistemano è bene non farsi troppo coinvolgere dalle sensazioni negative del momento. Sicuramente quell’esperienza ci unì molto, perché ci fece capire concretamente che l’unione fa la forza. Che insieme mano nella mano e unendo le proprie forze il cammino della vita è un po’ meno pesante a volte. Che il male e i brutti momenti purtroppo esistono, ma il bene e i bei momenti sono gli strumenti che ci devono ricordare che non si deve mai mollare davanti alle difficoltà, perché dopo il temporale arriva sempre il sole.
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