"Mamma per tre ore" di Viola Profeta (classe IIE)
Mio padre, per quattro anni, mi ha tartassato per avere almeno tre nipotini. Era un ordine, un obbligo, non potevo tirarmi indietro. Ma chi avrebbe trovato il coraggio di dirgli che ero, e sono ancora adesso, impossibilitata ad avere figli?! Mio marito non intendeva arrendersi e teneva testa al suocero. Mi sono scervellata, e allora, ho trovato una soluzione: dovevo rubare un bambino, dato che anche le nostre richieste di adozioni erano finite in malo modo. E allora ieri sono entrata nel reparto nursery dell’ospedale di Cosenza e ho aperto la porta di una camera che ospitava una madre entusiasta del suo parto. Ho poi inventato una scusa e portato con me una bambina neonata. Provavo invidia pura per quella donna, ma non l’ho dato a vedere. Avevo già comunicato a tutti di aspettare un bimbo, Ansel, e di averlo addirittura partorito, ma ho fatto un errore sottraendo una femminuccia di nome Sofia. Dopo pochi minuti di macchina in cui ho cambiato la tutina rosa alla bimba per metterne una azzurra, ho varcato la soglia di casa e tutti, amici e parenti, si sono messi ad applaudire, facendo cominciare la festa dedicata al mio parto fasullo, dato che era tutta una messa in scena. Mio padre con gli occhi pieni di orgoglio mi è venuto incontro dicendo di essere fiero di me per il bambino e ho provato una profonda soddisfazione. Si è interrotta, però, con l’irruzione della polizia e il resto si può solo immaginare…
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