"Don Abbondio versus Fra Cristoforo" di Elisabetta Risplendente (classe IIID)

 Quest’anno abbiamo cominciato a leggere “I promessi sposi”: un’opera famosissima di Alessandro Manzoni, lo scrittore italiano più conosciuto del periodo del Romanticismo. Ammiro molto il suo romanzo per il modo in cui descrive i personaggi fisicamente e caratterialmente, i paesaggi e le sensazioni. Le mie attenzioni sono cadute in particolar modo nella descrizione di Fra Cristoforo e Don Abbondio: due preti del paesino di Olate con due caratteri completamente diversi. Don Abbondio era un curato dallo sguardo timoroso, che si spaventava della sua stessa ombra. Quando capitavano delle liti lui non si schierava mai, ma se proprio doveva farlo stava dalla parte dei più forti, in modo da non poterci rimettere niente. Si era fatto prete proprio per vivere serenamente senza problemi. Difatti egli, minacciato dai bravi di Don Rodrigo, si è tirato indietro dal celebrare le nozze fra Renzo e Lucia.

 Fra Cristoforo in passato si chiamava Lodovico, era un uomo ricco ma non nobile. Da frate ha preso questo il nome  del suo maggiordomo Cristoforo, morto a causa di un suo esagerato senso di giustizia. Era un prete che odiava la prepotenza dei più forti nei confronti dei più deboli, quindi li difendeva. Lui ha mantenuto questo carattere per tutta la vita, con l’unica differenza che diventando frate ha dovuto contenersi e certe cose non le ha potute fare più.

 Io credo di rispecchiarmi in entrambi i caratteri, di essere una via di mezzo. Il mio carattere potrei definirlo conforme a quello di Fra Cristoforo perché ho un gran senso di giustizia e non tollero i bulli. Certe volte nella vita mi sono capitate situazioni in cui qualcuno del mio gruppo litigava e quindi quest’ultimo si divideva in due sezioni: chi stava dalla parte del più forte e prepotente e chi invece stava dalla parte di quella persona che non credeva sufficientemente in se stesso e quindi finisce per farsi mettere i piedi in testa. Ecco, io queste cose non le sopporto minimamente e, quando posso, cerco sempre di incitare il più debole dicendogli di farsi valere e quando proprio serve lo aiuto io. Per altri versi, mi ritrovo invece nel carattere del curato. E' vero che sono quel tipo di persona che si fa sempre rispettare, onestamente non mi spaventa niente e nessuno perché credo in me stessa e se qualcuno dovesse insultarmi del suo parere mi interessa poco e niente. Capitano però situazioni in cui anche i più forti si trovano in difficoltà e cerco di mettermi nei panni di Don Abbondio. Lui ha avuto una reazione da fifone non unendo in matrimonio i due innamorati a causa di Don Rodrigo ma non nego che sicuramente se mi fossi trovata nella sua situazione avrei fatto lo stesso. Nella vita ci vuole il giusto equilibrio di coraggio senza risultare violenti o offensivi ma ricordandosi sempre che tutti noi siamo uguali, tutti noi valiamo, dobbiamo rispettarci e dobbiamo trattare gli altri esattamente come vogliamo essere trattati.



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