"FONDO LIBRARIO ANTICO: LICATA AI TEMPI DELL'INQUISIZIONE" di Damiano Felis (classe IIE)
Mercoledì scorso è stata una giornata speciale per la classe II E. La nostra professoressa di storia ha organizzato per noi un incontro speciale, all'insegna della cultura e del sapere. Ci siamo recati al “Fondo Librario Antico”, in realtà abbiamo solamente attraversato il corridoio della nostra scuola. Fondato nel 1992, custodisce quasi 6000 preziosi volumi, risalenti al periodo compreso tra il XV e il XIX secolo. Un luogo ricco di storia, dove sono catalogati anche libri risalenti al periodo della Controriforma e del Tribunale dell'Inquisizione. Questo periodo di repressione ha il suo simbolo nel Tribunale dell'Inquisizione che aveva l'obiettivo di spaventare la popolazione, punendo tutti coloro che non erano cristiani. Bastava solo segnalare in forma anonima un eretico e gli inquisitori arrestavano i malcapitati perché confessassero i loro crimini, anche attraverso le torture, pertanto la popolazione si ritrovò a non fidarsi più l’uno dell’altro. Solitamente erano i preti a segnalare chi non seguiva la via della chiesa ed a decidere quali cittadini fossero in linea con il credo cristiano e quali no. Si assistette così ad un periodo nero per la cultura, perché la Chiesa istituì l'Indice dei Libri Proibiti. Proprio al Fondo Librario Antico abbiamo visto con i nostri occhi l’ “Index”, un testo dove erano citati molti libri che la Chiesa aveva messo al bando. Probabilmente molti di questi libri sono andati irrimediabilmente perduti, perché se trovati, venivano bruciati in un “falò delle vanità”. Abbiamo inoltre consultato un libro di stregoneria, scritto a mano con una grafia molto particolare. Prima di andare al Fondo Librario Antico ho sempre pensato che l’inquisizione fosse qualcosa a noi lontana, tipica di altri paesi come la Spagna, invece anche in Sicilia c'era un Tribunale dell'Inquisizione, introdotto nel 1478 dal Re Ferdinando II d'Aragona. Il primo inquisitore fu frate Agostino La Pena. La sede del tribunale era il Palazzo Steri a Palermo, oggi sede dell'Università. Anche a Licata era presente una sezione distaccata del Tribunale dell'Inquisizione, nell'attuale zona denominata “Quartiere”, dove alloggiavano i soldati spagnoli. Il Tribunale era formato da cinque “Officiales”, una sorta di ufficiali inquisitori, e i “familiares”, che avevano il compito di riferire agli “officiales” gli eventuali casi di eresia. Le confessioni venivano ottenute con i tipici mezzi usati dal Tribunale dell'Inquisizione, cioè con la tortura. All’interno del Fondo Librario Antico sono anche custoditi documenti che testimoniano l'esistenza al Quartiere di strumenti di tortura come il Tocha, il Garrucho e il Putro. Abbiamo inoltre scoperto che una nostra concittadina licatese è stata condannata al rogo per criptogiudaismo. In un manoscritto di Vito La Mantia è presente una trascrizione del “Registro dell'Inquisizione Siciliana”, cita una certa “Francesca Calì”, di Licata, della quale si dice “neofita fuggitiva fu per sentenza a 8 agosto 1526 rilassata in statua”, cioè condannata e “rilassata”, ovvero consegnata alla giustizia civile, per eseguire la sentenza che prevedeva la morte al rogo ma, in questo caso, essendo fuggita, la sentenza venne eseguita in “statua”, in altre parole fu data al rogo la sua statua. Questa esperienza ha arricchito il mio bagaglio culturale e spero che si possa verificare un altro incontro su altri argomenti. E’ davvero sensazionale approfondire quanto studiato tra i banchi di scuola direttamente dalle fonti, con testi antichi, poterli sfogliare, consultare e leggere, ci catapulta in un'altra realtà. E’ stata un’esperienza importante perché solo seguendo le tracce del passato, potremo agganciarle al presente e farne tesoro per il futuro.

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