"MIRIAM MAKEBA, PERFETTA ARACNIDE" di Camilla Bonfiglio (classe ID)
Nell’antica Lidia, in Asia minore, vive Aracne. La sua abilità nel lavorare la lana è talmente ammirata che tutti, perfino le ninfe del fiume e dei vigneti, si recano da lei per osservare come dalla spola e dal telaio prendono vita immagini superbe e dai colori vivaci.
La popolana
Aracne inizia
così a credersi più brava degli dèi, spingendosi oltre i
suoi limiti di donna e di essere umano; pensa di essere in grado di competere con Atena, anche lei famosa per la sua
abilità di tessitrice. Presa dalla superbia, ha l'audacia di sfidare la stessa
dea in una pubblica gara.
Quando la fama delle sue prodezze giunge alle
orecchie di Atena, la dea si traveste da anziana per ammonirla e consigliarle
di non perdere l’umiltà, rispettando i confini tra dèi e uomini. Per tutta risposta Aracne dice
che se Atena non accetta la sfida è perchè non ha il coraggio di competere con
lei. A quel punto Atena si rivela in tutta la sua grandezza e dichiara aperta
la sfida.
Le due donne, la mortale e la divina, si
mettono all’opera: intrecciano porpora e oro per due trame diverse. Quella di Atena esalta la grandezza degli
dèi e la punizione dei superbi. Quella di Aracne narra
invece le volte in cui i numi hanno abusato del loro potere trasformandosi in
animali e violando fanciulle indifese.
Atena perde la pazienza, sia perché la
tela di Aracne è perfetta, colorata e vivida quanto la sua, sia perché il gesto
della giovane è un chiaro affronto. La colpisce con la spola, e lei corre a
suicidarsi per la vergogna. Solo allora la dea della ragione, delle arti e
delle armi si pente, decidendo di trasformarla in un ragno.
Il mito
della giovane tessitrice della Lidia che per punizione viene trasformata in
ragno – narrato per la prima volta da Ovidio nelle 'Metamorfosi' – s’intreccia
con più fili ed elementi della civiltà greca e universale: la condanna della
superbia, i limiti imposti agli umani, la creazione e la condizione femminile.
La dea sceglie come
soggetto la potenza degli dei nel punire gli uomini. Non può accettare di essere stata battuta da una mortale e, livida di rabbia e d'invidia, scatena la
sua ira su Aracne, distruggendone la tela e colpendola sulla testa con la spola
del telaio.
Il mito di Aracne punita per l'arroganza dimostrata nell'aver osato sfidare la dea, mi ha rimandato alla lotta delle donne per conquistarsi uno spazio, un ruolo di tutto rispetto.
Aracne si ribelle alla Dea Atena,
perché sa di essere brava. Certo pecca di presunzione, ma a vincere la sfida
sarà lei e proprio per questo verrà punita. Due mortificazioni assieme come
mortale e donna, e come artista capace di esprimersi attraverso la sua arte in
modo magistrale.
In chiave di trasfigurazione moderna
il mio pensiero va a quelle anime resilienti che non sanno arrendersi alle difficoltà della vita e che
hanno avuto il coraggio di credere nell’impossibile come Miriam Makeba che con la sua voce, da perfetta Aracnide,
cantava del difficile contesto in cui viveva, la vita in Sudafrica, la gioia di
ballare, cantava dell’apartheid con coraggio, sfidando le istituzioni che
volevano metterla a tacere. E per questo è stata punita ed esiliata. Ma la
sua voce calda e profonda ha trovato
il successo, anche all'estero, ha fatto rumore e si è imposta diventando
simbolo della lotta ai soprusi. Miriam ha
cantato in tutto il mondo, ha messo a nudo la situazione in Sudafrica,
divenendo simbolo di libertà e giustizia.
Commenti
Posta un commento