"HALLOWEEN E LA FESTA DEI MORTI: IL SACRO ED IL PROFANO POSSONO ANDARE D’ACCORDO?" di Fabiola Antona (classe IIIB)
Sono giorni di eccitazione per noi ragazzi. Ad influire sono ovviamente le vacanze del “ponte dei morti” che ci permettono di non andare a scuola!!
Questo è il periodo
in cui si celebrano le nostre tradizioni attraverso la festa di Ognissanti e la
commemorazione dei defunti (l’1 e il 2 novembre) ma, da qualche anno a questa
parte, una “nuova” festività sta prendendo piede soprattutto tra noi ragazzi: è
la festa di Halloween.
Dopo aver fatto qualche ricerca, ho scoperto che Halloween
ha origini più antiche e profonde, aldilà dell’idea di festa “di consumo” che
hanno importato dall’America, legata all’apparizione di fantasmi, spiriti,
mostri e figure paurose, zucche e “dolcetto o scherzetto” che vengono usati per
intrattenere i più piccini. Si parla infatti di una tradizione che deriverebbe dalla
popolazione celtica; ho letto addirittura che il nome Halloween (in inglese
antico “All Hallows’ Eve” cioè vigilia di Ognissanti) potrebbe provenire da una
festa cristiana…
Riguardo l’origine della festa dei morti, ho scoperto che
anche questa ricorrenza ha origini antichissime, forse medievali. In realtà,
pensavo fosse una festa solamente italiana e soprattutto siciliana, invece ho
scoperto che una ricorrenza molto simile viene celebrata ancora oggi in varie
parti del mondo, ad esempio in America latina. A quel punto ho collegato tutto:
la nostra festa, simbolo della tradizione soprattutto del sud Italia, ha in realtà
tantissimi punti in comune con il messicano “EL DIA DE MUERTOS”, proprio la
festa della quale si parla nel mio film Disney preferito: COCO. Certo, in sud
Italia e soprattutto in Sicilia abbiamo le nostre di tradizioni, ma l’elemento
comune è anche il più profondo: tenere vivo il ricordo dei nostri cari che non
ci sono più.
A tal proposito oggi abbiamo visto in classe un’intervista
di Andrea Cammilleri, il quale ricordava i momenti della sua infanzia. L’autore
raccontava di come una volta, quando si era bambini, si aspettassero “i morti
di casa” con gioia e trepidazione, invece che con paura, proprio perché
sapevano che avrebbero portato loro dei regali (un po’ come il nostro Babbo
Natale). E’ vero, oggi queste tradizioni le sentiamo un po’ meno, ma la notte
tra l’1 e il 2 novembre l’aspettiamo anche noi con gioia.
Personalmente il 2 novembre lo vedo come un ponte che,
aldilà del significato religioso in sé, riesce ad unire diverse generazioni e
permette di preservare il ricordo gioioso di chi non c’è più, anche tra i più
piccoli. Si tratta anche di un momento educativo, perché consente ai bambini di
non percepire la morte come un evento triste. Nonni, zii, prozii che non sono
più sulla terra ci proteggono dall’aldilà e si ricordano di noi, dimostrandocelo
attraverso dei doni (caramelle, giocattoli, “pupi di zucchero” e “frutta martorana”)
e noi per ringraziarli andiamo a trovarli e a portare loro dei fiori.
Insomma io penso sicuramente che “i Morti” siano una
ricorrenza più profonda rispetto ad Halloween: una ci ricorda i nostri defunti,
mentre l’altra è un momento di condivisione e di svago che ci permette di
travestirci da mostri o fantasmi per gioco. Halloween però ci insegna a
conoscere ed apprezzare tradizioni che caratterizzano popoli lontani da noi. Quindi
essendo due momenti del tutto distinti, almeno secondo me, è giusto festeggiare
entrambe le ricorrenze. Inoltre bisogna considerare Halloween così come noi
ragazzi lo intendiamo, cioè un momento di gioia in cui ci divertiamo e mangiamo
dolcetti a volontà…ecco, forse in realtà la ricorrenza pagana del 31 e la
commemorazione dei defunti qualcosa in comune ce l’hanno: LE CARAMELLE.
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